Legambiente: “Le elevate temperature che possono raggiungere le superfici influiscono sulla temperatura dell’ambiente circostante, su quella percepita dalle persone e sulle notti tropicali. Serve una governance climatica efficace, integrata e inclusiva, più infrastrutture verdi e blu, ma occorre anche ripensare la tipologia di materiali utilizzati negli spazi pubblici e creare più ‘rifugi climatici’, come si sta facendo in diversi territori”.
In Italia il caldo torrido si fa sentire a più riprese. E non c’è città e quartiere che sfugga alle temperature bollenti e alle ondate di calore. con la sua campagna “Che Caldo Che Fa! Contro la cooling poverty: città + fresche, città + giuste”, realizzata con il supporto di Banco dell’Energia e in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, di cui si discuterà questa sera a Rispescia (in provincia di Grosseto, località ENAOLI) alla 37esima edizione di Festambiente, parlano chiaro. Dalle 171 termografie scattate da fine giugno al 27 luglio in 10 nei quartieri delle 5 città capoluogo al centro del monitoraggio e dove sono state mappate oltre 700 infrastrutture e servizi, è stata registrata una temperatura ambientale media di 35,4°C, con la massima di 43°C nel quartiere di Secondigliano, Napoli, e la minima di 29,5°C a Murri, Bologna. Le temperature medie delle 509 superfici monitorate (tra asfalto, cemento, sanpietrini, aiuole, macchine, ecc) si attestano, invece, a 45,6°C. Preoccupano i picchi massimi di temperature, che hanno registrato una media di 75,5°C, con un valore minimo di 63,7°C a Barca, Bologna, rilevato su una pavimentazione in mattonatura esposta al sole, e un valore massimo di 85,4°C nel quartiere Argonne a Milano, rilevata su un tappetino in gomma in un parco giochi esposto al sole.
“Le città – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – soffrono sempre più gli effetti della crisi climatica, dalle ondate di calore agli eventi meteo estremi. Con il bilancio della nostra campagna Che Caldo Che Fa! abbiamo voluto raccontare come il tema della crisi climatica sia anche associato a quello della ”“povertà di raffrescamento” portando in primo piano l’evidente contrapposizione tra quartieri, e mettendo in risalto come la scelta di abbattere/piantare alberature, o dei materiali per rivestire una piazza o un parco giochi, possano influire sulle temperature ambientali e sulle possibilità di adattarsi e resistere all’innalzamento delle temperature nelle città. Di fronte a queste evidenze, è necessario cambiare approccio per rigenerare strade, edifici e spazi pubblici delle nostre città in chiave di adattamento climatico, per permettere alle aree urbanizzate, e di conseguenza alle persone a partire da quelle più vulnerabili, di fronteggiare meglio il sempre più impattante fenomeno delle isole di calore”.
