“Una mamma con alla mano un bambino intorno all’anno di età che camminava appena, un’altra con il figlio di quattro mesi aggrappato al torace, mentre a poca distanza i turisti si imbarcano per Positano, Amalfi e Capri….. È questa l’immagine che fotografa più di ogni altra lo stridente doppia realtà andata in scena tra chi affronta mille peripezie e rischia di morire più volte nel lungo viaggio e la ricca società occidentale…. A pochi metri, davanti alla stazione marittima, sono saliti sui traghetti tanti turisti perlopiù privi interesse, anche di semplice curiosità, per quel dramma che si stava consumando a pochi metri da loro”. L’incipit dell’articolo scritto da Salvatore de Napoli, pubblicato sulla Città, è l’immagine del deserto dell’anima, di un’umanità perduta, dell’avere che ha consumato l’essere.
Un grazie a Salvatore che è riuscito ad andare oltre la scarna cronaca descrivendo così implicitamente la “profezia” del cammino che probabilmente affronteranno i 99 migranti sbarcati sabato sabato 13 luglio in questa terra d’occidente. Dovranno fare i conti con quel che la gran parte di noi è… sempre più incapace di amare, comprendere, strangolati da vite monotone che speriamo in modo effimero di annullare attraverso qualche giorno di vacanza, sempre più prede della saga dell’avere, comprare, cosumare. E’ il deserto dell’essere dove si lascia morire il bene, dove si può lasciare un giovane, il povero Satnam, morire per evitare “problemi”, dove ci si fa il bagno col corpo disteso sull’arenile di un annegato, dove la fila dei 99 marcia, lentamente, fra l’indifferenza di chi crede che tutto è compiuto nello spazio del proprio ego. Isole, arcipelago nel nulla, atomi inconsapevoli di far parte di un corpo. Se questo è un uomo, scriveva Levi, se questo è essere umani dovremmo chiederci. Quello che ha scosso l’animo del cronista da ancora una speranza, non 99, ma madri, figli, esseri viventi in cerca di una “profezia” diversa anche da quella che raccontò Pasolini, profezia di un bene che potrebbe tornare, dove l’uomo è uomo anche se non ha occhi azzuri ed arriva “sulle barche varate nei regni della fame”.



